1955-2022: l’Isolotto, La Pira, il Mediterraneo. Un approfondimento storico

Dal 23 al 27 febbraio 2022 si tiene a Firenze il convegno “Mediterraneo frontiera di pace” organizzato dalla Conferenza Episcopale Italiana e dal Comune di Firenze, un evento che si propone di portare avanti il messaggio lanciato dai vescovi italiani a Bari nel febbraio 2020.
La novità di quest’anno è l’incontro in contemporanea, promosso dal Sindaco Nardella, dei Sindaci delle città da cui provengono i Vescovi che hanno già partecipato all’evento di Bari. (https://www.mediterraneodipace.it/)

L’eredità del passato: L’incontro si ispira anche ai numerosi incontri internazionali promossi da La Pira a Firenze a partire dal 1952, intesi come una speciale missione di Firenze, «città sul monte», in politica estera, nel segno della pace:
▪ Dal 1952 al 1956 i cinque “Convegni per la pace e la civiltà cristiana”, che avevano lo scopo di creare un’intesa culturale e pre-politica tra le nazioni sui valori della pace e della interdipendenza degli Stati, per tentare un’uscita dal clima della “guerra fredda”;
▪ Nel 1955 il “Convegno dei sindaci delle capitali mondiali”. I sindaci di importanti città, tra cui New York, Mosca, Pechino, Parigi, vennero convocati intorno al messaggio che le città, in quanto tali, rappresentavano un patrimonio comune – religioso, culturale, sociale, economico – di tutti i popoli della terra, un patrimonio che i contemporanei avevano ricevuto in eredità dalle generazioni passate perché venisse trasmesso alle generazioni future. Da qui l’idea che le città dovessero agire come protagoniste.
▪ Dal 1958 al 1964, quando La Pira non era più sindaco, i “Colloqui mediterranei”. Quattro incontri internazionali focalizzati inizialmente sul dialogo tra le tre famiglie religiose di Abramo (ebrei, cristiani, musulmani), ma che allargarono ben presto i loro orizzonti al fenomeno della decolonizzazione — soprattutto nell’Africa sub-sahariana —, alla vicenda arabo-israeliana e alla questione razziale nel Sud Africa. Al centro di questi incontri fu il tentativo di risolvere positivamente le crisi che agitavano il Mediterraneo, come il conflitto mediorientale e quello algerino.

La Pira e l’Isolotto: un quartiere per la pace: nel 1955, ad un anno dall’inaugurazione del quartiere avvenuta nel novembre 1954, La Pira accompagnò, in occasione del “Convegno dei sindaci delle capitali mondiali” molti sindaci e altre autorità a conoscere il quartiere dell’Isolotto. Un quartiere ancora in condizioni precarie, con le case, ma privo di servizi e con le strade in gran parte non asfaltate.
Perché?
La risposta sta nella grande fiducia che La Pira riponeva nel quartiere e nel suo futuro. Un progetto urbanistico e architettonico di qualità, premessa per quello che La Pira riteneva dovesse diventare «un focolaio di civiltà» e di cittadinanza. Nel suo discorso inaugurale, Non case ma città. Isolotto, città satellite di Firenze (Firenze, 6 novembre 1954), così si espresse, rivolto ai progettisti:
«Cosa avete creato, amici architetti?
Quale idea madre – che è insieme modernissima ed antica – ha ispirato la vostra creazione architettonica ed urbanistica? La città è una grande casa per una grande famiglia: ecco l’idea basilare – già formulata da Leon Battista Alberti – che vi ha guidato nel meditare, nel disegnare e nel costruire questa città nuova. La città è un
a unità organica che presenta ai suoi membri presenti e futuri … tutti gli elementi essenziali per il sereno sviluppo della loro vita: la struttura stessa urbanistica è fatta per una finalità profondamente umana e cristiana: stabilire, cementare, accrescere, fra i membri della città, una comunione fraterna di vita

E rivolto ai cittadini assegnatari, “consegnatari e membri di questa città nuova”:
«Desidero dirvi tre cose: la prima concerne la città: la seconda concerne le vostre case: la terza concerne voi stessi.
La prima è questa: amatela questa città, come parte integrante, per così dire, della vostra personalità. Voi siete piantati in essa: in essa saranno piantate le generazioni future che avranno da voi radice: è un patrimonio prezioso che voi siete tenuti a tramandare intatto, anzi migliorato ed accresciuto, alle generazioni che verranno. […] Fate, soprattutto, di essa lo strumento efficace della vostra vita associata. Sentitevi, attraverso di essa, membri di una stessa famiglia: non vi siano fra voi divisioni essenziali che turbino la pace e l’amicizia: ma la pace, l’amicizia, la cristiana fraternità, fioriscano in questa città vostra come fiorisce l’ulivo a primavera!
La seconda cosa da dirvi è questa: ogni vostra casa sia, come dice il proverbio, come una badia. Sia come un giardino che ha terreno buono e che produce fiori e frutti: siano i fiori ed i frutti delle virtù familiari, religiose e civili. […]
La terza… concerne ciascuno di voi! […] ponete a servizio dei più alti ideali dell’uomo i talenti di cui voi siete ricchi: fate che in questa città satellite sia coltivato, per le generazioni future, un seme fecondo di bene e di civiltà
.

Queste parole non caddero nel vuoto.
Le aspettative sul nuovo quartiere erano condivise da molti dei primi abitanti, che avevano vissuto spesso, da profughi e sfrattati, esperienze difficili e precarie. La nuova parrocchia si inserì da protagonista nel percorso di costruzione della nuova comunità, come risulta chiaramente anche da questo documento: la prima lettera del nuovo parroco, Enzo Mazzi, agli abitanti del quartiere, nel Natale 1954

Nell’ottobre del 1955 La Pira accompagna così molti sindaci e autorità in visita all’Isolotto (Foto Torrini).

1955. Mozione conclusiva dell’incontro tra i sindaci delle capitali mondiali (22-26 ottobre 1955): Nel Convegno del 1955 il tema principale fu quello della città, come patrimonio comune di tutti i popoli della terra sul piano religioso, culturale, sociale, economico. In questa ottica l’aspirazione alla pace si reggeva sulla convinzione che la guerra, considerata assurda, era in aperto contrasto con l’essere città. Alla fine dei 4 giorni di incontri venne condivisa e approvata questa mozione:
«Noi sindaci e rappresentanti dei sindaci delle capitali di trentasette Paesi del mondo, riuniti a Firenze dal 2 al 6 ottobre 1955, approviamo unanimemente la seguente mozione:
I. Affermiamo il valore delle città quale patrimonio spirituale e materiale di vitale importanza per tutta l’umanità, patrimonio che le generazioni passate hanno affidato alle generazioni presenti perché sia trasmesso e aumentato e in nessun modo dilapidato alle generazioni future.
II. Dichiariamo che se per effetto della guerra questo sacro patrimonio creato e accumulato dal lavoro di molte generazioni, venisse distrutto, si commetterebbe un delitto contro la civiltà umana, e si arrecherebbe una irrimediabile perdita materiale e spirituale non solo per la generazione presente, ma per tutta l’umanità non ché alle generazioni future.
III. Invitiamo pertanto gli uomini responsabili del destino dei popoli a rinunziare alla guerra e a risolvere le vertenze internazionali con spirito di collaborazione ricorrendo soltanto a negoziati pacifici e costruttivi; invitiamo altresì ad allargare ed intensificare le relazioni fruttuose fra i diversi Paesi allo scopo di sviluppare sempre più legami pacifici, tecnici, economici, sociali, politici, culturali, religiosi, edificando una pace giusta, stabile, operosa, fra tutti i popoli della terra
».


Le istanze poste con questo documento, che aveva al centro l’azione delle città per la pace, sono ancora molto attuali, basti pensare alle grandi questioni che devono affrontare oggi i popoli che si affacciano su Mediterraneo e non solo loro: le guerre, le persecuzioni, le disuguaglianze, lo sfruttamento economico, le questioni ambientali, le migrazioni che ne derivano, i naufragi e le morti in mare, l’indifferenza e l’ostilità di molti, troppi, in Europa.
Per questo pensiamo che sia importante per i cittadini del quartiere dell’Isolotto e della città di Firenze mantenere memoria di questa storia, di questi documenti e di queste modalità di porsi della politica, perché tutti – la politica e la cittadinanza – sono chiamati ad essere all’altezza di questa eredità e delle sfide del presente e del futuro, ad essere in grado di rispondere al grido dei naufraghi, dei migranti, dei poveri, degli ultimi.
Con questo spirito guardiamo al Convegno dei Sindaci del febbraio 2022.
La Comunità dell’Isolotto – Archivio Storico