Oggi 3 milioni di ragazzi sono per la prima volta al voto.
Osserviamo con un certo stupore che in queste settimane è stata fatta alla televisione una campagna pubblicitaria per chiamare i giovani al voto, forse perché nelle precedenti elezioni (2018) il dato dell’astensionismo tra i giovani è risultato più alto rispetto a quello riscontrato tra adulti ed anziani. In effetti molti giovani si sentono lontani dalla politica, certo più lontani di quanto ci sentivamo noi. Forse noi pensavamo di poter cambiare le cose, e in effetti molte cose importanti le abbiamo ottenute. Senza voler generalizzare, ci sembra che oggi molti giovani non pensino di poter cambiare le cose, pensino che la politica si interessi poco o per nulla dei temi che li riguardano e non vedano candidati e candidate giovani in cui rispecchiarsi e da cui sentirsi rappresentati.
Riflettiamo intorno a questi temi e condividiamo sentimenti, preoccupazioni e speranze in questa particolare giornata, a partire da alcuni dati statistici da alcune testimonianze pubblicate su L’Espresso, da quando riusciamo a capire dei nostri figli e nipoti
Condividiamo insieme ad un brano del vangelo di Luca [20, 1-8], al pane, al vino, alle riflessioni e ai sentimenti anche una poesia del grande poeta libanese Khalil Gibran proprio sulla giovinezza.
La Giovinezza di Khalil Gibran
La giovinezza camminava avanti a me e io la seguivo,
finché non arrivammo a un campo lontano.
Qui si fermò, e si mise a guardare
le nuvole che lente si lasciavano
trasportare verso l’orizzonte.
Poi guardò gli alberi
i cui rami nudi si tendevano al cielo
come a pregare per il ritorno del fogliame.
Chiesi: – Dove siamo?
Rispose: – Siamo nel campo dello smarrimento. Fa’ attenzione.
Dissi: – Torniamo subito indietro,
perché questo luogo desolato mi spaventa,
e la vista delle nuvole e dei rami nudi
mi rattrista il cuore.
Rispose: – Abbi pazienza,
la perplessità è l’inizio della conoscenza.