Gli anni ’90 e i primi anni 2000: la fiducia nelle donne, nella partecipazione, nelle persone

Negli anni del riflusso ci hanno sostenuto anche le riflessioni del pensiero femminista nelle sue molteplici declinazioni, comprese quelle della ricerca teologica, per liberarci – nelle strutture della società, nei linguaggi, nei simboli, nei nodi profondi del nostro essere – di quei modelli culturali che affermano i valori del dominio, assegnati dalla società patriarcale alle figure maschili, e per dare invece spazio al valore della partnership e della “cura”, così che donne e uomini possano crescere in maggiore libertà e le società possano camminare su strade nonviolente. La fiducia nelle donne, a partire da quelle più ai margini come le donne rom, ha trovato concretezza nel Laboratorio Kimeta, un’attività di stiratura e cucito, nata su iniziativa delle donne della comunità insieme ad alcune donne rom: per oltre 10 anni è stato un luogo di conoscenza, emancipazione, solidarietà e lavoro, che ha mostrato come la convivenza tra realtà culturali diverse è possibile e dà buoni frutti.
In occasione del Social Forum del 2002 la comunità volle credere nella partecipazione e nell’accoglienza, contrastando la paura ad un anno dai fatti di Genova. In Piazza Santa Croce Enzo, insieme ad altri, diede il benvenuto a migliaia di persone arrivate da ogni dove. La comunità ospitò diverse persone venute da lontano, partecipò agli incontri e alla grande manifestazione per la pace. Enzo tenne un seminario sulle radici della violenza insita nelle religioni monoteiste.
Negli anni in cui la gerarchia ecclesiastica affermava i “valori non negoziabili” la Comunità ha affermato il valore del confronto e della libertà di coscienza. Ad esempio ha riflettuto a lungo sulla morte e sul desiderio di immortalità, sul valore della finitezza, sul senso della resurrezione, sull’assenza e presenza nella nostra vita delle persone che sono morte, sul testamento biologico, sul diritto di scegliere il proprio fine vita. E nel 2009 ha incontrato Beppino Englaro per esprimergli affetto e sostegno nella battaglia umana e civile per porre termine allo stato vegetativo della figlia. Enzo Mazzi disse: “Beppino Englaro … sospendendo l’alimentazione forzata potrà compiere nei confronti della figlia il gesto generativo più forte. E sarà anche la scelta più densa di fede cristiana … Sarà come un secondo battesimo, non in senso ritualista, ma come immersione nella dimensione della resurrezione, cioè della vita che perennemente rinasce”. La Comunità inoltre si è sentita coinvolta nell’affermare l’importanza di dar valore e riconoscimento a tutti i modi di vivere l’affettività e la sessualità che comportino crescita e benessere e si sente impegnata affinché la società assicuri tutti i diritti alle persone lgbt+.

Comunità Isolotto